Dal cardinal Santacroce alla Rivoluzione Francese

Nel 1567 Giordano Orsini vendette il feudo di San Gregorio al Cardinale Prospero Pubblicola Santacroce uomo duro che seppe dare vita ad opere pubbliche di grande respiro ma legò tristemente il suo nome al "diritto delle ricadenze", un diritto ultracentenario, inserito peraltro negli statuti del paese, che prevedeva l'appropriazione da parte dei principi di terre e beni di persone decedute senza figli.

L'applicazione di tale diritto portò ad un tentativo di assassinio del principe, ad un condanna a morte del colpevole e ad una rivolta popolare.

Tutta la comunità, ritenuta responsabile, fu processata e condannata al pagamento di tasse, confisca di beni e privazione di tutti i diritti di pascolo. Tale condanna e l'applicazione del "Diritto delle Ricadenze" segneranno profondamente fino al 31.12.1757, anno dell'abolizione, la storia economica di San Gregorio da Sassola.

Altri principi di San Gregorio da Sassola furono le famiglie Conti di poli (1599), con i quali San Gregorio venne innalzato alla dignità di principato, e i Barberini (1632).

Nel 1655 il feudo di San Gregorio, dalle mani di Maffeo Barberini passò per compravendita al Cardinale Carlo Pio di Savoia, uomo di particolare rilievo e statura storica. Uomo mite e generoso abbellì il paese, costruì Borgo pio, il Convento di Santa Maria Nuova e avviò riforme di notevole importanza sociale.

Egli morì il 13 febbraio 1689 a Roma e fu sepolto nella Chiesa del Gesù.

A lui succedette, in virtù del diritto di primogenitura, il nipote Francesco Pio. Egli però visse alla corte di Madrid e forse non vide mai il nostro paese. Curò i suoi interessi tramite i ministri che egli teneva a Roma.

Con Francesco Pio di Savoia entra nel vivo il contenzioso che aveva visto e vedrà in seguito opposti il Principe da un lato e il popolo dall'altro. Questo mal sopportava lo strapotere o più spesso la prepotenza dei principi. Tanti erano i motivi di controversia. L'applicazione del già ricordato diritto delle ricadenze, residuo del feudalesimo, frustrava il diritto alla proprietà.

L'imposizione di tasse, la privazione di diritti di pascolo, di legnare, di macellare, la perdita di terreni ceduti al principe a copertura di indebitamenti, in un contesto di calamità naturali e di guerre, avevano fatto cadere il paese in una drammatica situazione di povertà. Il Consiglio Comunale, da cui San Gregorio era amministrato, si vide costretto ad intentare cause, che si riveleranno interminabili, per rivendicare diritti legittimi e recuperare quelli persi.

Il primo risultato positivo lo si ebbe tra il 1740 e il 1752 quando il principe Gisberto Pio di Savoia, succeduto al padre Francesco nel 1724, fu condannato dal tribunale pontificio alla restituzione del macello e di terre già di proprietà comunale. A questo primo risultato se ne aggiunse il secondo, ben più importante: l'abolizione del diritto delle ricadenze. L'evento, storico per il paese, avvenne il 31 dicembre 1757 sempre sotto la signoria di Gisberto Pio di Savoia.

Altre cause furono intentate e vinte. Il paese riacquistava così, man mano, i propri diritti e si liberava dallo stato di sudditanza in cui finora era vissuto. Seguirono anni particolarmente felici per San Gregorio. Fiorì un'intensa attività agricola-commerciale con conseguente sviluppo economico generale e arricchimento di molti. E' di questo periodo la costruzione di palazzi signorili in paese e di casali in campagna. La popolazione raggiunse il suo massimo demografico fino a raggiungere i 2000 abitanti.

Gisberto Pio di Savoia morì nel 1776 all'età di 64 anni. A lui succedette la figlia Principessa Donna Maria Isabella della Concezione Pio, sposata con il Marchese Don Antonio Walcarcel, di cui rimase vedova nel 1790.

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