La chiesa di San Sebastiano è collocata nell'area di cerniera tra il nucleo medioevale e dove inizia l'ampliamento barocco di "Borgo Pio". Venne costruita dalle fondamenta, dopo la peste del 1656, per pubblico voto, con il contributo della comunità. In tale occasione vennero probabilmente inglobati i resti di una precedente chiesa di San Sebastiano, ubicata nello spazio dell'attuale sacrestia fino all'arcone trionfale. Ma l'edificio, così come oggi lo vediamo, fu completato soltanto nel secolo successivo.
L'altare maggiore, già della chiesetta cinquecentesca ristrutturata tra il '600 e il '700, fu decorato di stucchi e dorature nel 1730 ad opera di Giovanni Antonio Stoppani.
Allo stesso artista e allo stesso periodo, per la natura degli stucchi e degli elementi decorativi, vengono attribuiti pure gli altari di S. Isidoro sulla parete destra della Madonna dell'Orto nella parete sinistra.Il campanile, con l'orologio e la campana, fu costruito nel 1772.
Distrutto da un fulmine nel 1880, venne restaurato nel 1907, con la sostituzione dell'orologio e della campana a spese del principe Brancaccio, che appose il suo stemma nel timpano della facciata.
E' del 1992 l'ultimo restauro con cui sono stati rifatti gli intonaci interni ed esterni, la pavimentazione, gli impianti elettrici e le finestre.
L'interno della chiesa, ad aula semplice con soffitto a travatura in legno, è diviso in due zone da un grande arco trionfale. Nella prima, a cui si accede tramite il portale d'ingresso, si possono ammirare, sull'altare a sinistra due dipinti su tela. Il primo "La Madonna dell'orto tra Santi" ci raffigura la Vergine seduta su un trono con il Bambino in braccio; sulla destra, Sant'Antonio da Padova, in ginocchio; dietro di lui San Crispino con la lesina in mano e un terzo uomo; sulla sinistra è inginocchiato S. Antonio Abate con accanto un porco.
Il quadro, del 1732, è opera di Tancredi Maschietti (1680 - 1740), pittore sangregoriano a cui la critica è concorde nel riconoscere discreta cultura figurativa e tecnica disegnativa, in particolar modo nella tipologia dei volti.
Il secondo dipinto, "La Madonna Addolorata", stilisticamente ascrivibile al secolo XVIII, è di autore ignoto.
Nell'altare di destra un dipinto del 1760 ci raffigura "S. Isidoro Agricola che compie il miracolo dell'acqua".
Sotto un'ovale, sorretto da angioletti, raffigurante la Madonna con il bambino, si vede S. Isidoro che ringrazia il cielo per l'acqua zampillante dal terreno smosso dal pungolo che il Santo tiene in mano. Il quadro, di discreta fattura figurativa e disegnativa, é opera del pittore Paolo Ruffino, attivo a Roma intorno al 1760.
Dietro il dipinto, sulla nicchia dell'altare, è collocata la statua di S. Isidoro. Si tratta di una manifattura locale, in legno scolpito e dipinto del 1730 con cui il Santo è rappresentato in piedi, con un badile nella mano sinistra e il mantello nella mano destra.
Superando l'arco trionfale si accede alla zona del presbiterio.
Sull'Altare maggiore un dipinto, documentato al 1738, ci raffigura "La Madonna del Rosario". In alto è rappresentata la Madonna seduta con il Bambino sul ginocchio destro; a Sinistra San Sebastiano e a destra San Rocco; in basso un cane e un angioletto che indica le piaghe di San Rocco.
Il dipinto è attribuito a un tal Giorgini. Probabilmente si tratta di Simone Giorgini, scultore attivo a Roma tra la fine del secolo XVII e gli inizi del XVIII secolo.
Ma in assenza di una documentazione certa, questa rimane soltanto un'ipotesi.
Dal presbiterio, due porte ai lati dell'altare maggiore introducono alla piccola sacrestia. Qui due tele di autori ignoti ci raffigurano "S.Giuseppe e il Bambino Gesù" e "San Filippo Neri" stilisticamente databili. il primo, a fine secolo XVII e inizio secolo XVIII e il secondo al secolo XVIII.
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