CHIESA DI SAN GIOVANNI EVANGELISTA

Scendendo nel paese vecchio fino a "Porta Peti", uscendo dall'abitato sulla strada, ad un centinaio di metri s'incontra la Chiesa di San Giovanni Evangelista. L'iscrizione latina che si legge sulla porta d'ingresso ci dice che la chiesa fu costruita con il denaro di Antonio Corpor nel 1540. Ma tale data ci può indicare un restauro, un ampliamento o la costruzione del nuovo portale, perché sia per lo stile della fabbrica, sia perché documenti storici lo confermano, la chiesa esisteva già alla fine del '400.

Intorno al 1540 è probabilmente riconducibile il periodo in cui fu decorato l'interno della chiesa. Il restauro più recente, sovvenzionato dal sangregoriano Gioacchino Piervenanzi porta la data del 25 ottobre 1981, come risulta dalla lapide inserita nella parete destra. Prossimo alla chiesa vi era un ospedale, gestito dalla compagnia di San Giovanni Evangelista, per ospitare i poveri e gli infermi.

Con la fine dell'ospedale seguì, verso al fine del XIX secolo, anche il declino della chiesa che nel 1817 era servita, per poco tempo, come cimitero del paese.

Gli affreschi che decorano l'interno, costituito da una semplice sala rettangolare coperta da un tetto a capriate, sono di particolare interesse storico-artistico. Essi, sia nella composizione che nell'iconografia, partecipano alla tradizione stilistica sviluppatasi in area umbra-marchigiana, a partire dalla seconda metà del secolo XV, ad opera di artisti come Perugino, Pinturicchio, Piero della Francesca, Raffaello e sono riconducibili all'opera di due differenti grandi artisti di cui purtroppo non si conoscono i nomi.

L'abside, in particolare, è divisibile in due zone pittoriche. In quella superiore, che presenta elementi di continuità stilistica con la scena dell'Ascensione di Cristo dipinta nella chiesa della Madonna della Cavata, è ritratto al centro il "Cristo Risorto", dentro una mandorla di teste d'angeli, fiancheggiata e sorretta da altri angeli volanti. Sotto la figura del Cristo vi è il sepolcro scoperchiato e, ai lati di questo, due soldati romani che dormono, mentre un centurione con la spada sguainata sveglia il soldato di destra prendendolo per il piede. Nella fascia inferiore, opera di mano diversa, campeggia il "Cristo Crocifisso", con ai lati la Vergine e San Giovanni in piedi. Sotto la croce sono riprodotti in ginocchio sedici confratelli, vestiti col saccone bianco. Ai lati del Crocifisso, della Madonna e di San Giovanni sono dipinti San Gregorio Magno alla sinistra di chi guarda, e San Biagio alla destra. La pittura del santo patrono rassomiglia alla statua di legno che si conserva nella chiesa arcipretale.

Sullo sfondo della Crocifissione è dipinta ad anfiteatro e, idealizzata, la cresta dei monti che circondano il paese. Ai due lati di questo anfiteatro montano spiccano in avanti due paesi posti su due alture. Quello di destra potrebbe essere Sant'Angelo in Fajano, posto tra Poli e Casape, oggi denominato "Le Casacce", mentre quello di sinistra potrebbe essere San Gregorio.

Nelle paraste che chiudono la descritta abside affrescata sono dipinti, da una parte, l'Angelo col giglio in mano in atto di annunziare un messaggio e dall'altra, la Vergine dinanzi ad un ampio genuflessorio.

Sulla parete sinistra della chiesa, in un riquadro dipinto a finto marmo, è inserita la figura di un Santo. Si tratta, come è chiaramente identificabile dalle manette, dell'immagine di San Leonardo Romito, un Santo monaco vissuto in Francia. Si può supporre che la devozione verso questo Santo sia stata introdotta nel nostro territorio attraverso il monastero di San Gregorio al Celio tra il VII e il X secolo.

La composizione equilibrata dell'insieme, la caratterizzazione del volto, dalle superfici ampie e distese, denotano una mano sapientemente educata identificabile con la stessa che ha compiuto gli affreschi dell'abside.


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